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Signor Presidente, Consiglieri, cittadini,

oggi, a cento anni dalla nascita di Renato Zangheri, rendiamo omaggio a una figura straordinaria della nostra storia politica, culturale e civile. Zangheri ha segnato profondamente la vita del nostro Paese, ma anche quella della nostra città, Imola, dove ha scelto di trascorrere gli ultimi vent’anni della sua vita insieme alla moglie Claudia e al figlio Renato Maria.

Studioso di rilievo internazionale, professore di storia economica e delle dottrine economiche, Zangheri ha legato il suo nome alla ricerca sulle trasformazioni agrarie, alla storia del socialismo italiano e alla riflessione sul pensiero di Gramsci. Alla sua capacità di unire rigore scientifico e passione civile dobbiamo alcuni dei contributi più profondi alla comprensione del nostro passato.

Ma è come amministratore e come sindaco di Bologna, dal 1970 al 1983, che la sua figura assume una statura ancora più alta. In anni complessi, segnati da tragedie come la strage dell’Italicus, l’assassinio di Francesco Lorusso, e la bomba alla stazione del 2 agosto 1980, Zangheri seppe mantenere la barra dritta, con fermezza e umanità, difendendo le istituzioni democratiche e cercando sempre il dialogo con i cittadini. Seppe trasformare il dolore collettivo in una spinta alla coesione e alla consapevolezza democratica. La sua idea di città, basata sul decentramento, sulla partecipazione, sull’accesso universale ai servizi, rimane un esempio ancora oggi.

A Imola, Zangheri non fu mai un semplice “ospite”. Qui ritrovò lo spirito delle origini del socialismo italiano, studiò con rinnovata dedizione la figura di Andrea Costa, e nel 2010, al Teatro Comunale, tenne una lezione memorabile nel centenario della sua morte, alla presenza del Presidente Napolitano. Quel giorno, le sue parole – misurate, intense, profondamente civili – sono rimaste nel cuore di molti. Fu uno dei suoi ultimi grandi discorsi pubblici, e rappresentò un passaggio simbolico tra due esperienze storiche profondamente legate: quella di Costa e quella di Zangheri.

Renato Zangheri ci ha lasciato il 6 agosto 2015. Lo ha fatto, con discrezione, proprio nel giorno in cui 35 anni prima aveva pronunciato, da sindaco, il discorso più difficile della sua vita, durante i funerali delle vittime della strage di Bologna. Una coincidenza simbolica, che ci parla ancora del legame indissolubile tra la sua biografia e la storia della nostra democrazia. Un uomo che ha sempre tenuto insieme storia e attualità, riflessione e impegno, mai piegando la complessità del reale a semplificazioni ideologiche.

Oggi, come comunità, sentiamo il dovere di raccogliere quella lezione. La sua sobrietà, il suo senso delle istituzioni, il suo impegno culturale e civile, rappresentano un’eredità preziosa che dobbiamo custodire e rilanciare. In tempi in cui il dibattito pubblico è spesso impoverito da superficialità e divisioni, l’esempio di Zangheri ci ricorda che è possibile coniugare passione e competenza, fermezza e rispetto, politica e pensiero.

In un momento in cui la politica rischia di perdere contatto con il suo significato più profondo, Renato Zangheri ci ricorda che si può servire le istituzioni con dignità, senza clamore, con la sola forza dell’autorevolezza, dell’ascolto e della cultura.

Grazie, Renato, per aver scelto Imola come casa. E grazie per ciò che continui a insegnarci.

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Ultimo aggiornamento: 10-04-2025, 18:36