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Oggi l’assessora alla Scuola Gianna Gambetti e il presidente dell'Anpi di Imola Gabrio Salieri hanno deposto una corona di alloro al monumento che ricorda gli sminatori civili che nel dopoguerra persero la vita nell’opera di bonifica del territorio. Era presente anche il consigliere regionale Fabrizio Castellari.

La statua, opera del professor Armando Salvatore Alaia, donata dalla Coop. Ricostruzione e collocata in via Sminatori, riproduce un uomo a figura intera che impugna un metal detector per la ricerca delle mine.

La memoria dell’attività eroica e del coraggio di questi uomini - ha dichiarato l’assessora Gianna Gambetti - deve continuare a vivere ed essere tramandata alle nuove generazioni in modo che comprendano il valore della libertà, l'importanza di preservarla”.

I combattimenti della seconda guerra mondiale avevano lasciato sul campo, un’immensa quantità di residuati bellici tra cui munizioni, proiettili, bombe inesplose e una grande quantità di mine.

Già dallo sfondamento della linea Gotica si pose il problema di bonificare subito i territori liberati. Dalla formazione del primo nucleo, organizzato spontaneamente all’indomani della Liberazione, fino all’agosto del 1948, gli sminatori civili imolesi si prodigarono instancabilmente per restituire terreni, strade, case, ponti, acquedotti all’uso sociale, rischiando continuamente la loro vita. Undici di loro morirono nel corso di quei tre anni di lavoro, altri sei rimasero feriti.

Una lapide, posta sulla facciata del palazzo municipale prospiciente piazza Matteotti, ricorda i nomi di chi perse la vita: Gildo Scanabissi, Marino Facchini, Primo Masi, Angelo Monti, Niso Gessi, Antonio Cordaro, Celestino Campomori, Giovanni Catalani, Graziano Rebeggiani, Mario Serattini, Amleto Baldisserri.

Anche nella Pedagna Est, quartiere sorto in una delle aree che nel dopoguerra furono rese nuovamente agibili dagli sminatori, la via ‘degli Sminatori’ e il monumento al civico 42 ne perpetuano la memoria.

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Ultimo aggiornamento: 03-05-2025, 18:07